Vasile (nome di fantasia) è, nella realtà, un uomo di 55 anni, dall’aspetto gracile, il volto scavato e segnato dalla malattia e da una vita fatta di sacrifici, rinunce e stenti. Ma dai suoi occhi traspare ancora la sua enorme bontà d’animo e la sua voglia di riscatto sociale che il destino gli ha sottratto.
La sua storia è simile a quella di molti altri che come lui sono venuti in Italia per scappare da un incubo o inseguire un sogno. Forse entrambe, forse nessuna delle due, ma semplicemente trovare le condizioni che gli avrebbero permesso di continuare a guadagnarsi da vivere in maniera onesta e dignitosa coma aveva sempre fatto.
Vasile nasce in una città della Romania da una famiglia modesta, dove all’età di sei anni, ancora bambino, si trova ad affrontare il dramma familiare quale la separazione dei genitori,che segnerà inesorabilmente e tristemente la sua infanzia. Affidato alle cure del Padre, dopo qualche anno sceglie di trasferirsi e vivere definitivamente con la madre insieme a suo fratello minore. Divenuto ragazzo, sente il dovere di dare un contributo alla famiglia, e grazie ad un diploma conferitogli da una scuola professionale, che lo abilita alla professione di elettricista inizia la sua avventura nel mondo del lavoro.
Dal 1982 al 1992 trova occupazione in uno dei 500 pozzi petroliferi dislocati nell’immediata vicinanza della sua città dove assume un ruolo di operaio qualificato nel reparto “pronto intervento”. Questi anni per Vasile,oltre alla sua dedizione al ruolo di elettricista, sono l’occasione per apprendere e cimentarsi in altre mansioni che le consentono di ampliare la sfera delle sue competenze. Nel 1992 Vasile viene licenziato perché rientrante nell’elenco tra il personale in esubero a seguito di misure restrittive in ambito economico volute dall’azienda. Nello stesso anno, trova impiego come operaio in una miniera di carbone sempre nei pressi di una città della Romania, qui vi rimane sino al 1997 quando una crisi nel settore costringe l’azienda, prima a ridimensionare il personale licenziando molti dei suoi operai tra cui lo stesso Vasile, ed infine a chiudere definitivamente.
Per altri otto anni, Vasile senza un impiego fisso, riesce grazie alla versatilità acquisita in passato a barcamenarsi facendo diversi lavoretti in proprio: dall’elettricista all’idraulico, dall’antennista al riparatore di elettrodomestici ecc sino al 2005 quando viene invitato dal fratello ( che nel frattempo si era trasferito a Roma per lavorare come operaio edile) a raggiungerlo, con la prospettiva di un lavoro, di una remunerazione ed una condizione di vita migliori. Giunto a Roma, le sue aspettative vengono presto disattese, ad accoglierlo c’è il fratello che nel frattempo aveva trovato un alloggio di fortuna in un ex ufficio dismesso semidistrutto senza luce gas e acqua.
Vasile non si perde d’animo, accetta, nonostante le sue condizioni di salute ormai cagionevoli, di dividere quello spazio angusto e malsano col fratello che nel frattempo gli procura i primi incarichi di lavoro che in breve tempo diviene una discreta offerta che assorbe entrambi a pieno regime.
Agli inizi del 2009, Ioan, fratello di Vasile viene operato alla schiena per un’ernia al disco. A seguito di questo infortunio non è più in grado di svolgere il suo lavoro, e Vasile, che per fortuna continua a svolgere il suo lavoro, è costretto a prendersi cura del fratello.
Ben presto l’enorme mole di lavoro presente nella capitale, motivo questo di richiamo di molte maestranze provenienti dall’estero,fu destinata, causa la crisi del 2009, a diradarsi sempre più sino ad una quasi totale scomparsa e quindi assenza di incarichi.
Nel 2010 per Vasile si ripresenta lo spettro della disoccupazione, per di più, in un paese straniero, lontano dal conforto che i suoi affetti più cari quali la madre,i parenti gli amici potevano offrirgli, con una scarsa
padronanza linguistica che ben poco lo aiutano a gestire al meglio la situazione, ma soprattutto senza nessun aiuto economico derivato da oneste condizioni contrattuali nell’ambito del suo lavoro. Sempre lo stesso anno,a causa di una forte crisi respiratoria, Vasile viene ricoverato per circa due mesi presso l’ospedale dove gli viene diagnosticata una grave forma di tubercolosi. Indebolito dalla malattia e in disastrose condizioni fisiche si vede costretto man mano a diradare i suoi impegni di lavoro sino al 2012 quando una ricaduta e un altro ricovero lo costringono ad abbandonare definitivamente quel tipo di lavoro.
La situazione a questo punto precipita e per Vasile ed il fratello non rimane che rassegnarsi a una vita fatta di stenti e contare solo ed esclusivamente sulle associazioni umanitarie per il loro sostentamento e i loro bisogni primari.
Nel 2014 in una sera di inverno come tante, Vasile si trova ai giardini insieme ad alcuni suoi amici di sventura a condividere il loro ormai consueto e quotidiano rito dell’ alcool preso in dosi tali da garantire loro la tanto agognata fuga dalla realtà. Finchè un gruppo di volontari della Comunità di Sant’Egidio non li ha raggiunti, ha offerto loro cibo, coperte, una bevanda calda e soprattutto uno scambio di abbracci e di parole di conforto che ancora oggi Vasile ricorda come l’inizio della loro bella e preziosa amicizia.
Nel 2018 Vasile accetta, sotto il loro consiglio di intraprendere un percorso dove affrontare la sua dipendenza e dopo un breve ricovero presso un’ospedale romano, un anno di cure e di visite periodiche, ma soprattutto grazie alla sua grande forza di volontà, oggi è divenuta un’altra persona.
Noi siamo grati a Vasile per non aver reso vano tale sforzo, per aver mantenuto la promessa di un maggior rispetto di se stesso, per non esser venuto meno ad un impegno che, soprattutto alle persone a lui più vicine, stava tanto a cuore. Ed anche se sappiamo che per diventare S.Giorgio non basta sconfiggere una lucertola bensì un drago, non possiamo non nutrire nei suoi confronti una sincera ammirazione per aver sconfitto, speriamo per sempre, quell’altrettanta mostruosità.
Adesso Vasile è pienamente della comunità di Sant’Egidio sostenendo e adoperandosi in molte iniziative, insieme con gli altri volontari, dalle cene itineranti, al servizio docce e partecipa alle riunioni offrendo un prezioso contributo ed una valida testimonianza sul suo operato.
Alla fine del 2018, Vasile è stato di nuovo ricoverato presso l’ospedale per una polmonite che lo ha ulteriormente indebolito. Una volta dimesso gli è stato offerto un alloggio momentaneo presso un ’istituto per tutta la durata della sua convalescenza.
Dall’Aprile 2019 per un anno intero ha vissuto in un monolocale insieme ad un altro amico italiano della comunità di Sant’Egidio, con “disagio abitativo”. E’ stata un’esperienza di cohousing più che positiva, si dividevano i costi dell’affitto e le utenze, si prendevano cura della casa. Per Vasile, questa esperienza, è stato il tempo per gustare nuovamente la possibilità di risorgere completamente da quella condizione di “barbone” che da anni vuole scrollarsi di dosso.
Nel 2019 la comunità di Sant’Egidio si è stretta per due volte intorno a lui, la prima a gennaio aiutandolo a ricongiungersi con la madre per un estremo saluto prima della sua scomparsa; la seconda un mese dopo quando il fratello, colpito da una ischemia celebrale rimane una settimana in ospedale in coma farmacologico prima di abbandonarlo per sempre. Saranno due lutti che lo segneranno profondamente e ne decreteranno definitivamente l’assenza di persone care nella sua vita.
Il fratello fino a quel momento era vissuto nello stabile diroccato e abbandonato che lo aveva accolto all’inizio della storia…. Motivo per cui Vasile – per timore fosse occupato da altri – vi ha fatto ritorno interrompendo l’esperienza di Cohousing che aveva cominciato.
In questi mesi Vasile ci ha confidato di avere molto a cuore una sua amica che si chiama Elena, è una donna di 48 anni che vive in Romania, percepisce una piccola pensione di invalidità (144 euro/mese) dopo una operazione alla testa. Vorrebbero vivere insieme e sostenersi vicendevolmente. Nelle settimane che hanno preceduto questo periodo di Covid-19, la comunità di Sant’Egidio – con l’aiuto dell’Associazione Mura Latine – è riuscita a far fare un piccolo contratto di collaborazione tra Vasile e l’Associazione stessa…. Poche ore a settimana per la manutenzione dei giardini adiacenti Porta Metronia. E’ il primo contratto che Vasile vede realizzarsi, questo gli ha permesso di aprirsi un conto in Banca per avere una carta di Debito su cui far versare la retribuzione. In verità lui è un ottimo elettricista, capace di fare manutenzione e riparare qualsiasi cosa.
In definitiva… per Vasile la vicinanza fedele e amichevole sono state l’occasione preziosa di riscatto, e a partire da essa è stato possibile trovare con fantasia e creatività quelle soluzioni che hanno “ridisegnato” una vita più umana per per lui….. per tutti.
Come abbiamo descritto, Vasile partecipa della stessa nostra vita, aiuta i più poveri…. Spesso ci ha confidato che non c’è modo migliore per farlo che dando agli altri quello che la Comunità ha dato a lui… il tempo, le energie, l’amore; che in sintesi sono l’idea di costruisce una città diversa in cui nessuno più rimanga solo”.