La gestione dei rifiuti nella Capitale: un problema non risolto

Di Francesco Sicilia

La questione rifiuti di Roma continua ad essere sempre in prima pagina anche se quello che accade nella Città eterna è lo specchio del fragile sistema di gestione rifiuti del nostro Paese.
La capitale di uno Stato, che è tra i più ricchi al mondo, deve necessariamente essere autosufficiente nella gestione dei rifiuti prodotti, così come lo sono altre grandi capitali occidentali, ed è impossibile che ciò possa accadere senza avere tutti gli impianti di trattamento necessari.
Pensare che cambiare un modello di raccolta o incrementare le percentuali di raccolta differenziata (RD) risolva il problema è un errore. Qualunque sia il modello di raccolta, es. incrementando la percentuale di RD anche oltre gli obiettivi previsti (65%), ci sarà sempre una quantità considerevole di scarti non riciclabili da gestire. Scarti di cui occorre occuparsi, per evitare di portare il problema a casa di altri e quindi dipendere da loro.


Continuare a ragionare solo in termini di % raccolta differenziata trae in errore. Gli obiettivi imposti dalle Direttive Europee sui rifiuti non hanno mai riguardato le % di RD poichè per Europa l’unico obiettivo fissato è la % di Riciclo (55% nel 2025 – 60% nel 2030), cosa ben diversa dalla % di RD. Per capirci meglio nel 2017, secondo i dati dell’ISPRA, in Italia la % di RD era pari al 55,5% quella di Riciclo al 43,9% cioè quasi 12 punti % in meno! I 12 punti che separano RD e Riciclo sono scarti non riciclabili che si sommano ai rifiuti indifferenziati. Inoltre, la crescita delle % di RD non è correlata con la crescita delle % di Riciclo: la prima cresce più della seconda (invito sempre a vedere i grafici dei rapporti ISPRA chiari ed eloquenti). Ma queste considerazioni, scontate almeno per gli addetti ai lavori, vengono “tralasciate” ed è uno dei motivi per cui non si dimensiona adeguatamente il fabbisogno impiantistico.

Roma nel 2017 ha prodotto 1.687.017 tonnellate di rifiuti (dati fonte rapporto rifiuti Ispra 2018) pari a 587,24 kg/ab*anno di cui:

  • 957.967 tonnellate di rifiuti indifferenziati
  • 729.050 tonnellate di raccolta differenziata (43,22%)

Cerco ora di semplificare il trattamento di tali flussi (vedasi grafico)

  • l’indifferenziato va a smaltimento negli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) ed in tritovagliatori, poi i flussi successivi vanno negli inceneritori (la parte secca) o in discarica, una parte residuale si riesce a recupere.
  • la raccolta differenziata (carta, vetro, plastica, legno, raee, scarti di cucina, metallo, etc) va negli impianti di recupero che hanno come finalità quella di riciclare i rifiuti producendo la c.d. “Materia Prima Secondaria” per il successivo settore industriale (vetrerie, cartiere, acciaierie, etc) oppure compost nel caso degli impianti per il trattamento della frazione organica. Ovviamente dal trattamento di questi rifiuti ne derivano scarti non riciclabili che devono andare a smaltimento.

La quantità di scarti non riciclabili che deriva dalla gestione dei rifiuti romani è un numero che da solo supera la produzione dei rifiuti dell’intera Regione Marche.
Anche arrivando al 65% di raccolta differenziata e riducendo contestualmente anche la produzione di rifiuti, quindi raggiungendo obiettivi ambiziosissimi, a mio avviso difficilmente si scenderà sotto le 400.000 tonnellate di scarti non riciclabili.
Pertanto a Roma, per chiudere correttamente il ciclo, servono gli impianti trattamento dei rifiuti indifferenziati e degli scarti non riciclabili della sua raccolta differenziata nonché impianti di trattamento della frazione organica da raccolta differenziata. La loro pianificazione e conseguente realizzazione è un atto urgente. Non si può continuare a vivere alla giornata sperando che qualcuno risolva i nostri problemi. Purtroppo, come dicevo all’inizio, tale situazione riguarda gran parte del nostro Paese.
La Direttiva Rifiuti 2008/98/CE, anche con le modifiche intervenute dalle direttive del pacchetto sull’Economia Circolare di luglio 2018, prevede una gerarchia nei criteri di priorità nella gestione dei rifiuti, attuiamola!